Quanto conta il sesso

Secondo alcuni è fondamentale, secondo altri non è poi così importante. Eppure è proprio dalla risposta che si può tranquillamente capire come uno dei dogmi della nostra società (il matrimonio come giorno più bello della propria vita) sia invece per molti una strada che abbassa notevolmente la qualità della vita.

Nella stragrande maggioranza dei casi di separazione fra coniugi si constata che la loro vita sessuale era comunque deficitaria o insoddisfacente. Questo ovviamente anche se poi si cercano motivi e giustificazioni molto più “intellettuali”.

Va da sé che in caso di separazione per tradimento, il sesso entra come componente fondamentale della crisi matrimoniale; ma anche in assenza di tradimento, le motivazioni che vengono addotte nascondono quasi sempre una vita sessuale insoddisfacente che, in quanto tale, a differenza che nei primi momenti, non riesce a sopperire alle incompatibilità fra i coniugi: inutile negare che il sesso possa fare da collante fra due persone non perfettamente compatibili, rappresentando comunque un punto in comune.

Pertanto, chi nel matrimonio ha una vita sessuale di modesto spessore, anziché cercare alibi (il sesso non conta nulla!) dovrebbe semplicemente ammettere che un matrimonio senza sesso è un matrimonio dimezzato.

Se non c’è sesso che bisogno c’è di vivere insieme, di vedersi tutti i giorni? Due amici hanno i loro punti d’incontro che sono ben meno costrittivi di una relazione. La domanda fondamentale diventa allora: è possibile evitare di entrare in una tale strada che certamente non è compatibile con la massima qualità della vita?

Purtroppo molte persone si sposano senza essere sessualmente mature, senza cioè aver mai provato una piena soddisfazione sessuale con il partner attuale o con partner precedenti. Ciò fa sì che fraintendano completamente la realtà e si sposino credendo o illudendosi che ciò che oggi è “passabile” diventerà bellissimo.

Alcune utilizzano anche la strategia dell’ultima spiaggia con la convinzione che un po’ sia meglio di niente, salvo poi, quando si sono abituate al po’, pretendere il tutto e, non ottenendolo, rimanere insoddisfatte.

Da fidanzati deve esserci comunque una piena soddisfazione sessuale; il fatto che non ci sia perché manca la volontà da parte di uno dei due di creare le situazioni per cui ci sia intimità deve essere ritenuto un campanello di allarme che molti sottovalutano. Il punto a) vale anche per tutti quei casi in cui, già da fidanzati, l’attrazione sessuale non è massima e si esplica solo se ci sono condizioni particolari (la romantica “atmosfera” che in termini cinici diventa il buio totale per non vedere il partner e immaginarselo diverso).

Che fare?

Se la propria scelta è stata sbagliata che fare? Se noi o il coniuge siamo poligami, si dovrebbe ammettere che è stato un errore sposarsi. Personalmente penso che in questo caso sia assurdo rimanere sposati perché questo vuol dire o continui tradimenti o continue frustrazioni.

Diverso è il caso in cui un sessualmente positivo è legato a un ipoattivo.

Quando è solo uno dei due che decide di abolire il sesso, l’altro viene sottoposto a una violenza psicologica non indifferente.
Chi non considera il sesso non può pretendere di avere un partner, eppure tanti sono coloro che pretendono che il partner si adegui a una vita senza sesso.
La cosa migliore non è sprecare energie nel convincere il partner che il sesso è necessario; un tale comportamento, oltre che lesivo della libera scelta del partner, spesso è anche fonte di tensioni e comunque sempre inconcludente.
Diventa addirittura delittuoso quando si cerca di usare la forza (fisica o psichica) per vivere la sessualità di coppia.

La cosa migliore è prendere atto della situazione e cercarsi un altro partner.

Diciamo che la mancata soddisfazione sessuale dovrebbe essere equilibrata dal peso esistenziale del coniuge: se sono soddisfatto al 90% è assurdo che butti all’aria un matrimonio con un coniuge che comunque è amorevole, comprensivo e che mi lascia la libertà di vivere i miei oggetti d’amore; se invece la mia soddisfazione sessuale è solo del 30% di quella ideale, anche un coniuge non pesante esistenzialmente potrebbe rendere il matrimonio non sostenibile.

In altri casi si perde interesse per il partner, ma non per il sesso in generale. La cosa può riguardare uno solo o entrambi i componenti la coppia. La soluzione del problema non è facile, soprattutto se non c’è impegno.
Quante persone dopo il matrimonio si lasciano andare e diventano fisicamente meno attraenti, pur pretendendo che il partner continui ad amarle! Questo è un caso di scarso rispetto, oltre che per sé, per la persona amata e non c’è nulla che possa giustificarlo, come la classica frase: “Sì, è vero sono venti chili in più, ma ho fatto due figli”.
Bisogna ricordarsi che se cambiamo fisicamente non si può pensare che il partner automaticamente ci accetti. In questi casi la cosa migliore è parlarsi per far capire che l’aspetto fisico è fondamentale nella scelta e che, pretendere che l’altro prescinda da esso è una violenza.
In altre coppie il disinteresse sessuale per il partner è reciproco; continuano a vivere insieme, ma ognuno dei due sa (anche perché lo coltiva dentro di sé) che non è quello il vero amore: troppa noia senza sesso. Perché stare insieme, se non per interesse o comodità? Si può farlo, ma si sopravvive.

C’è poi chi dice di continuare ad amare il partner, ma si fa l’amante: è questa la posizione più ipocrita.

Se non si ha più interesse sessuale per una persona è meglio chiarirlo apertamente e restare solo buoni amici, ammesso che esista almeno l’amicizia.